SOS... CERCASI CAMBIO D'ARIA!!!

01.05.2021

E' stato confermato in questi giorni il piano finanziario del ministero dell'istruzione lanciato con lo slogan "Stiamo costruendo un ponte per il nuovo inizio" come modo per "superare" questo anno e mezzo di pandemia che ha portato a problematiche tecnico-organizzative ma anche vissuti difficili nel mondo della scuola, con l'obiettivo di "recuperare socialità e rafforzare gli apprendimenti". Esso prevede che le scuole, a differenza degli anni scorsi, non chiudano le porte con l'estate ma rimangano aperte, in forma gratuita e non obbligatoria, per laboratori, corsi di sport, arte, teatro ma anche corsi di recupero per studenti di ogni ordine e grado. Iniziativa lodevole, bella e interessante che potrebbe, forse e finalmente, realizzare i principi della Scuola di Barbiana tanto sognata e voluta da don Milani, ma mi permetto di sollevare qualche dubbio che deriva dalla mia esperienza diretta che osservo nella realtà dell'ambiente scolastico.

Innanzitutto, l'iniziativa riconosce che la scuola non si è mai fermata e si è consapevoli che l'emergenza ha chiaramente evidenziato molte lacune e problematiche preesistenti, accentuando le disuguaglianze e accrescendo le fragilità. Sicuramente questo ultimo anno e mezzo è stato un anno stra-ordinario, fuori dall'ordinario, realizzatosi tra chiusure, aperture, ri-chiusure e ri-aperture, aperture a metà, studenti e classi in quarantena per brevi periodi. Tutto ciò ha influito sul modo di insegnare dei docenti che hanno dovuto affrontare questo periodo in una situazione di continua emergenza. Ma ancora di più ha influito su bambini e ragazzi che sono persone che si stanno formando e che, in molti casi, non hanno vissuto le normali fasi di sviluppo legate alla socializzazione, alla conoscenza di sé e del proprio corpo che necessitano del confronto con gli altri e con la comunità. È il minimo che quanto vissuto possa aver influito sull'interesse e sulla motivazione allo studio con un conseguente senso di inefficacia e inadeguatezza. Il New York Times ha ben messo in evidenza l'emozione del "languishing", cioè la mancanza di gioia e di benessere che tutti, adulti e ragazzi, rischiamo di portarci dietro da questo periodo di isolamento e restrizioni senza rendercene nemmeno conto e che la dott.ssa Daniela Lucangeli ha ben commentato, come solo lei sa fare, nella sua diretta facebook del mercoledì con la rubrica "A tu per tu". Allora mi chiedo molto banalmente: "E se gli insegnanti volessero prendersi una pausa dopo la fatica e lo stress emotivo di tutto questo periodo?" e "Dopo tutte le difficoltà e le fatiche vissute non c'è forse il bisogno per i ragazzi di cambiare aria, luoghi o anche solo non incontrare più le stesse persone che per diversi mesi hanno incontrato tutti i giorni, persone da cui sono stati valutati?".

In una scuola ideale la proposta di attività esperienziali diverse dalle lezioni frontali sarebbe il massimo ma purtroppo la realtà è diversa: nel sistema scolastico odierno vengono ancora usate note e sospensioni come provvedimenti disciplinari per comportamenti non conformati e non aderenti ad un certo principio (stabilito da chi?) e si parla ancora di meritocrazia dove il merito coincide con il risultato atteso (il voto) e con prestazioni al di sopra della "sufficienza", cioè di un criterio già stabilito in partenza. Ciò comporta che bambini e ragazzi vengono "premiati" quando hanno buoni o ottimi risultati senza tener conto, dall'altra parte, se il loro scarso risultato è il frutto di un vissuto o di un contesto personale e familiare poco favorevole, guardando cioè ciò che producono piuttosto che ciò che interiormente vivono per non riuscire a dare in termini di risultati. Non intendo con ciò sottovalutare o escludere la buona intenzione e la forte motivazione che spinge molti insegnanti, che io stessa incontro tutti i giorni, molti dei quali si prendono davvero cura dei loro studenti. Ma, tuttavia, essi sono inseriti in questo sistema scolastico e non possono far altro che adeguarsi agli strumenti e alle modalità che oggi vengono loro dati. Mi chiedo allora se gli insegnanti, abituati a insegnare in questo contesto, siano in grado di trasformarsi improvvisamente in educatori sullo stile steineriano senza alcuna formazione e preparazione per poi a settembre tornare a vestire i loro abituali panni. Io ho qualche serio dubbio in merito e credo che, prima di realizzare una così bella impresa, la scuola abbia bisogno di un "cambio d'aria" a partire anche dalla preparazione e dalla formazione universitaria degli insegnanti.

Da anni cooperative, associazioni, parrocchie, enti locali organizzano in estate attività ludiche ed educative per bambini e ragazzi con proposte di vario tipo: perché non indirizzare i finanziamenti in questi settori oppure dedicarli, una volta per tutte, ad un radicale cambiamento del mondo scolastico? La pandemia ha creato l'occasione giusta per questo cambio di direzione, altrimenti si rischia che una bella proposta come questa rimanga semplicemente una breve parentesi estiva!

copyright 2017     Studio privato di sostegno psicologico e psicoterapia Elena Fioraso
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